lunedì 26 aprile 2010

LA COSTA: VIVERLA E FARLA “SOPRAVVIVERE”.




Cosa può spingere una persona ad avvicinarsi ad una costa: un bel paesaggio, il mare, la buona qualità delle acque, la bellezza della spiaggia, il silenzio e la tranquillità. Questi sono tutti aspetti strettamente collegati con la sfera personale ed emotiva dell’uomo.



Attualmente l’approccio alla costa è condizionato anche da altri fattori di valutazione, non più solo di carattere emotivo, ma, in relazione alle diverse necessità, le persone attuano una scelta indirizzata su ambienti costieri più o meno antropizzati.

Si possono classificare vari tipi di costa secondo una scala che và da un eccesso di servizi e infrastrutture ad un assetto più naturalistico.

L’antropizzazione delle costa cambia notevolmente a seconda della stagione presa in considerazione.

L’utilizzo nel periodo invernale avviene prevalentemente da parte degli abitanti del luogo o di una
particolare tipologia di turisti.

I primi utilizzano gli spazi come momento di relax, nel fine settimana mentre il turista invernale inserisce la sosta sul litorale all’interno di un più ampio percorso, quindi prediligendo quelle aree marine dotate più che di servizi e strutture di un contesto che inglobi parallelamente un notevole patrimonio socio-culturale e un elevato livello di qualità ambientale.

Le aspettative e le esigenze cambiano nell’utilizzazione della costa nel periodo estivo. La tipologia di frequentatori si amplia: da giovani a famiglie con bambini, da anziani a gruppi organizzati provenienti anche dall’estero e alla varietà di utenti corrisponde una differenza di “uso” del territorio. Nella scelta della meta diventano predominanti, rispetto alla qualità ambientale, la presenza di servizi: dal lido attrezzato al parcheggio, dalla buona ricettività alle proposte di intrattenimento.

Alcune aree costiere tendono poi a strutturarsi per ospitare un preciso target di turisti. Si creerà quindi una relazione molto forte tra la fascia di reddito a cui appartiene l’utente e la scelta del periodo e della zona costiera; questa scelta può incidere, oltre che sull’economia del territorio, anche sulla trasformazione morfologica e sociale della stessa area: esempi evidenti ne abbiamo sia in Italia che all’estero.

La costa emiliano romagnola è un perfetto esempio di sovra sfruttamento del litorale, in cui, intorno al “contesto naturale”, sono state costruite tutta una serie di infrastrutture atte ad attirare un turismo assolutamente definibile di massa. La capacità di carico, definita come la capacità di un ambiente e delle sue risorse di sostenere un certo numero di individui, in questo tratto di costa, nel periodo estivo, viene enormemente superata. Da questo tipo di gestione della costa deriva una vera e propria fabbrica del turismo, a discapito del patrimonio naturale e paesaggistico della regione.

Un esempio di minore antropizzazione del territorio può essere rappresentato dalla costa pugliese e in particolare la costa salentina, ma in questo caso, la ragione della maggiore preservazione dipende principalmente dalla morfologia della costa, essendo in molti tratti di natura prevalentemente rocciosa, e quindi non edificabile e di difficile fruizione o, a volte, dalla scelta di “riservare” delle fasce di costa di particolare pregio, per destinarle ad un turismo “di fascia alta”.

Quale tipo di scelta dovrebbe essere preferibile: estate, inverno, sabbia, roccia, basso o alto costo? A prescindere da quello che può essere la ragione di una preferenza, sia questa emotiva o economica o culturale, la prima “scelta” dovrebbe essere sempre rivolta alla salvaguardia e protezione del patrimonio naturale. È indispensabile, quindi nel processo di sviluppo della costa che ogni attore sociale coinvolto, sia questo utente o gestore si attivi in questa direzione, avendo un atteggiamento di maggiore responsabilità nei confronti di una risorsa ormai abbastanza compromessa e bene comune necessario.


Eva Merloni, Stella Spinelli, Francesa Bettedi, Ana Paula Tomas, Silvanise Marques