lunedì 21 marzo 2011

Minoranza Etnica vs innovazione e modernità. INTRODUZIONE


Dal punto di vista concettuale, la definizione di minoranza è stata classicamente identificata attraverso il concetto di "un gruppo di popolazione che, sulla base delle sue caratteristiche fisiche e culturali, si distingue dagli altri, all'interno della società in cui vive, per il trattamento differenziale e diseguale a cui è sottoposto e che per questo si considera oggetto di discriminazione collettiva". Sostanzialmente tuttavia si tratta di un concetto che non è necessariamente associato a dimensioni quantitative; e lo dimostrano vari casi (esempio fra tutti quello del Sud Africa) in cui il gruppo discriminato è numericamente maggioritario rispetto a quello dominante. Nel concetto di minoranza si ritrovano alcuni elementi che hanno caratterizzato forme di azione collettiva, la presenza di tratti distintivi biologico-ereditari e/o di natura socio-culturale; la collocazione, in seguito a tali caratteristiche, in una posizione particolare all'interno di una certa società; la coscienza di vivere in una condizione di discriminazione.

Le minoranze etniche, ovvero tutti quei sottogruppi di popolazione che hanno in comune lingue, storie e tradizioni analoghe che non si identificano con quelle del gruppo sociale maggioritario che condivide lo stesso territorio, sono presenti in tutti gli stati e continenti. Come affermato nella Dichiarazione Universale sui Diritti dell'Uomo sancita nel 1948, il fatto di appartenere ad un gruppo etnico, identificato per ambito religioso, sociale o linguistico definito non deve comportare il mancato godimento dei diritti fondamentali. Tuttavia, per la maggior parte dei paesi del mondo si può affermare che esiste un legame quasi inscindibile tra povertà, discriminazione e minoranza etnica. Si potrebbe semplicemente dire che tutti gli individui hanno sempre posseduto un'identità che li caratterizza in base alla religione, al luogo di nascita, alla lingua.  
   
Allo stesso modo gli esseri umani hanno sempre avuto una cultura; ma solo nell'età moderna con il colonialismo e la formazione degli Stati nazione, essi hanno cominciato a considerare se stessi come membri di ampi gruppi etnici, contrapposti ad altri gruppi dello stesso tipo.  Dal punto di vista culturale, secondo alcuni antropologi, negli ultimi 40 anni gli esseri umani hanno modificato il modo di concepire la propria identità, abbandonando la base ideologico - economica per valorizzare aspetti quali la propria lingua, la propria religione e sottolineando sempre più consapevolmente le proprie tradizioni e costumi, di conseguenza, anche la politica mondiale si sta configurando secondo schemi culturali e la cultura stessa assume una forza al contempo aggregante e disgregante. Tuttavia, nonostante vi siano sempre più regolamentazioni in termini di rispetto delle culture altrui è possibile dire che l'identità di ognuno di noi è variabile, plurale, multidimensionale, non riducibile alla sola identità etnica, religiosa o nazionale. Siano esse considerate di origine indigena (originari della terra che abitano, poi occupata da immigrati) o migrante (popolazioni che abitano in maniera stabile o temporanea un territorio del quale non sono originari), le minoranze sempre più spesso trovano difficoltà a sopravvivere nella realtà che le circonda, in particolar modo, sempre più spesso si creano intrecci fra la dinamica realtà globale e la gestione degli aspetti identitari - culturali come teorizzato nei concetti di "modernità liquida" e "società del rischio" espressi da Zygmunt Bauman e Ulrich Beck. 



Romina Triboli, Gabriel Roberi, Shun Niitsu, Michele Candiotto.