lunedì 21 marzo 2011

Strumenti e strategie per lo sviluppo socio-economico locale. INTRODUZIONE



Il termine "sviluppo" viene analizzato a partire dalle prime teorie emerse nel secondo dopoguerra che intendevano il concetto come un processo lineare, standardizzato e proiettato verso l'avanzamento economico delle società.

L'approccio top-down dei progetti ha prodotto numerose contraddizioni nei Paesi etichettati come "sotto-sviluppati", a cui venivano applicati indistintamente, senza un'analisi specifica del contesto.
Il concetto è stato paradossalmente messo in crisi con la globalizzazione poiché l'omologazione forzata delle culture e delle società ha indotto molte realtà a concentrarsi su stesse, determinando un processo di sviluppo endogeno, basato  esclusivamente sulle risorse interne al territorio.
Una nuova coscienza ha preso forma: è corretto misurare lo sviluppo di un Paese appellandosi esclusivamente ad indicatori economici come il PIL? È sintomo di una società sana puntare unicamente sul capitale finanziario piuttosto che su quello umano?
Nell'epoca della globalizzazione non è comunque realistico focalizzarsi su uno sviluppo locale prettamente endogeno: è importante rapportare ogni contesto territoriale al mondo esterno che lo influenza e con cui interagisce sempre più facilmente.
Lo sviluppo locale dovrebbe pertanto essere un processo condiviso, in cui si è capaci di integrare la propria esperienza con le spinte positive esterne e di garantire la partecipazione interna della comunità attraverso processi di empowerment, sostenuti dall'educazione intesa come opportunità di crescita individuale e collettiva e quindi di libera scelta.
Lo sviluppo locale, pertanto, è da intendersi un processo dinamico, che parte dalla comprensione e dalla conoscenza del territorio, multidisciplinare e sostenuto da una comunità competente e partecipe.




È fondamentale superare la logica dei progetti estranei al contesto in cui vengono applicati e dare valore al territorio: alle sue risorse naturali, umane ed economiche.
Gli strumenti possibili che siano educazione, formazione, valorizzazione o pianificazione, devono in ogni caso partire dalla comprensione del territorio.
In questo le istituzioni locali, ove siano presenti e riconosciute, hanno un ruolo fondamentale di supporto, facendosi garanti delle diversità culturali e sociali e mettendole al servizio del cambiamento.



Il governo locale ha, inoltre, l'onere di trasformarsi esso stesso, passando dal government alla governance per concepire l'attività governativa come una funzione di coordinamento e di pianificazione che coinvolga una molteplicità di attori locali, pubblici e privati.

Quale ruolo per i pianificatori dello sviluppo?
In primo luogo essere coscienti della dinamicità e originalità di ogni processo di sviluppo, allontanandosi dall'idea di settorializzare e schematizzare. Puntare sul capitale sociale, valorizzare le competenze esistenti, reinventarle ai fini di uno sviluppo che sia sostenibile nel tempo, che non risulti estraneo al territorio, invasivo o inefficace.






Augusto Pimentel Pereira, Laura Castelli, Rieko Shiraki, Veronica Moretti