martedì 27 aprile 2010

Il futuro di oggi non è quello previsto ieri?







Parigi nel Secolo XX, una delle poche opere di Giulio Verne che non fu pubblicata a causa della sua visione del futuro eccessivamente pessimista: ”La nostra è una società ossessionata dal denaro, dove un giovane che vive in un mondo di grattacieli di cristallo, treni ad alta velocità, automobili a gas e una rete mondiale di comunicazione, non può raggiungere la felicità.”



La visione della società descritta da Verne nel 1863­, non sembra discostarsi molto da quella che è la realtà: la società si è evoluta effettivamente nella direzione di uno sviluppo tecnologico molto avanzato.



L’attenzione e l’interesse a ipotizzare possibili scenari futuri è stato un tema affrontato e sviluppato da vari movimenti di tipo artistico, filosofico, culturale che si sono succeduti in tutto il ventesimo secolo: dai Futuristi negli anni ’10, al gruppo di avanguardia architettonica Archigram negli anni ’60.



Passando dalla pittura alla letteratura, alla architettura, fino alle pellicole cinematografiche come Blade Runner di Ridley Scott (1982), si sono alternate visioni in parte positiviste o pessimistiche, ma sempre fondate sull’idea del raggiungimento di un progresso, che vedeva l’uomo inserito in ambienti estremamente tecnologizzati. Si ipotizzava l’utilizzo di automobili volanti, trasporti velocissimi, cibi liofilizzati, città mobili, vacanze su pianeti sperduti nello spazio, diffusione dell’utilizzo di cyborg in tutti i settori della vita quotidiana.



Queste teorie che erano frequenti negli anni ’70, mostravano una realtà che concretamente nel tempo non si è realizzata, in quella letteratura, l’epoca futuristica di riferimento erano gli anni che noi oggi stiamo vivendo; la società, a differenza di quelle che erano le previsioni, si è evoluta in modo molto più lento, rimanendo più simile di quanto si sarebbe potuto immaginare alle consuetudini e al modo di vivere contemporaneo delle teorizzazioni.



Partendo da queste considerazioni ci si potrebbe domandare:



Questa visione che si aveva alla fine del secolo scorso, che non si è ancora concretata, oggi sarebbe stata considerata in maniera positiva o negativa?



Fino a che punto, inoltre, possiamo affermare che questa “super tecnologia” non sia stata in realtà sviluppata? Può esistere la possibilità che molta innovazione non sia stata resa utilizzabile e commercializzata, per ragioni legate a condizionamenti negativi di modelli economici e politici?



A oggi non è dato saperlo, poiché l’unica società alla quale possiamo rapportarci è quella in cui viviamo. Conoscendo la nostra società e la sua realtà, per noi l’idea dell’eccessivo sviluppo tecnologico, il rimpiazzo degli uomini con le macchine e lo sviluppo di una vita condizionata dalla innovazione, si presenta molto simile a quello che Giulio Verne aveva immaginato nel suo libro e la scissione del rapporto tra l’uomo e la sua felicità ostacola un reale miglioramento delle condizioni di vita.



In una realtà di treni che vanno ad alta velocità, il treno può essere ancora più veloce per raggiungere più celermente la felicità o per vederla trascorrere?







Florencia Guidobono, Leandro Panigo, Lorenzo Mormiro, Samuel Silva, Stella Spinelli