Governare la diversità è oggi un obiettivo costitutivo, forse il primo, per garantire il benessere di un territorio, di una società. Gli universi culturali abitano in quest'epoca i medesimi ambienti e si contaminano. Per questo motivo una pianificazione territoriale non può più permettersi di trascurare lo scenario multiculturale sul quale incide. Come ogni altra società, la società multiculturale necessita di una cultura ampia e globalmente condivisa che la possa sostenere. Proprio per questo motivo questa cultura ingloba tutte le altre culture, ed è un prodotto che nasce dall'interazione tra tutte le singole realtà culturali e dal reciproco rispetto delle diversità di ognuna di queste.
Alcune politiche territoriali e urbane mostrano esempi di una sempre più matura consapevolezza di questo bisogno di 'riconfigurarsi multuculturalmente'. Il processo di ristrutturazione multiculturale è inevitabile e gli esempi che abbiamo scelto come 'buone pratiche' testimoniano il bisogno e il desiderio anche di riorganizzare i territori con una nuova prospettiva multiculturale.
Alcune politiche territoriali e urbane mostrano esempi di una sempre più matura consapevolezza di questo bisogno di 'riconfigurarsi multuculturalmente'. Il processo di ristrutturazione multiculturale è inevitabile e gli esempi che abbiamo scelto come 'buone pratiche' testimoniano il bisogno e il desiderio anche di riorganizzare i territori con una nuova prospettiva multiculturale.
I contesti di azione che abbiamo posto come riferimento delle buone pratiche avanzate nel seguente lavoro, sono quelli dedotti dalla fase precedente che ha visto come prioritario innanzitutto non tanto il riconoscimento della minoranza etnica, quanto piuttosto il suo autoriconoscimento, primo passo imprescindibile senza il quale avrebbe senso poco altro.
E' solo dopo questo autoriconoscimento che di fatti possiamo parlare di integrazione della minoranza nella società e della società nella minoranza nel rispetto e valorizzazione delle differenze reciproche. In ultimo, si afferma la necessità di una responsabilizzazione delle istituzioni governative: una presa di coscienza del piano dei discorsi politici e delle pratiche decisionali, senza la quale, ad oggi, non è pensabile ipotizzare alcuna forma regolata di modificazione della realtà. Definiti questi ambiti di riferimento, gli strumenti maggiormente strategici da utilizzare potrebbero essere: la consapevolezza del patrimonio storico-culturale (tangibile e intangibile), intesa come una vera e propria risorsa non rinnovabile di un preciso contesto territoriale e quindi come una fonte di innovazione per lo sviluppo locale; il linguaggio: come porta di accesso alla riflessione e comprensione di sistemi di pensieri altri ed infine, la definizione di un piano strategico di politiche di promozione interculturale per ipotizzare una effettiva inclusione della minoranza nella società.
Abbiamo scelto cinque 'buone pratiche' come esempi puntuali di politiche per l'integrazione di realtà multiculturali.
- l'autoriconoscimento della minoranza
1. Percorsi turistici autogestiti da una comunità mapuche nel lago di Lacar in Argentina.
2. Torino, un caso italiano di 'buon governo' per una città multietnica sostenibile.
- integrazione minoranza società
3. Il linguaggio: come chiave di accesso alla comprensione di sistemi di pensiero altri.
- la responsabilizzazione delle istituzioni governative
4. Promozione della lingua e della letteratura in alcune zone remote del Pakistan
5. Il piano di sviluppo nella regione della Araucanìa
Consuelo Marques, Matìas Barberis, Laura Piantoni, Chiara Porretta, Martina Cardellini.