lunedì 22 marzo 2010

TRA MONDO UMANO E MONDO ANIMALE VIGE LA STESSA REGOLA: LA SOPRAVVIVENZA.

Le enormi conseguenze di piccole azioni non valutate; il pesce grande mangia il pesce piccolo.



Due considerazioni, tra tante, emergono dal confronto avvenuto in seguito alla visione de L’incubo di Darwin, la prima riguarda gli aspetti ecologici, la seconda i rapporti umani.



Il documentario in questione ci mostra la realtà del lago Vittoria, il più grande lago dell’Africa ed il secondo lago d’acqua dolce al mondo, un ecosistema nel quale la biodiversità ha prosperato per millenni producendo un’eccezionale ricchezza di forme di vita. Questa è la storia. Fino alla metà degli anni ‘50. Da quel momento, infatti, ne comincia un’altra. Complice l’intervento dell’uomo con l’immissione del lates niloticus[1] allo scopo di aumentare la produzione della pesca di sussistenza e favorire quella di tipo industriale. Erano anni in cui le conoscenze scientifiche e la coscienza ambientale erano lontane da quelle attuali. In questo modo si è prodotta un’alterazione nel sistema lacustre tale da attivare una biforcazione catastrofica[2]. Il persico del Nilo è infatti un vorace predatore al quale sono bastati meno di cinquant’anni per sconvolgere il fragile equilibrio ecosistemico del lago. Si tratta di un pesce di grande taglia i cui individui adulti non hanno competitori (fatta eccezione per i coccodrilli che vivono negli stessi ambienti), pertanto, un conseguente incremento del numero ha compromesso le catene alimentari consolidate conducendo all’estinzione le popolazioni endemiche.

Una catastrofe irrecuperabile sul piano ambientale. Ma sfortunatamente non è tutto. Una minima e poco soppesata azione dell’uomo ha influenzato non solo l’ambiente naturale ma ha determinato turbamenti socioeconomici con gravi ripercussioni sulla vita di migliaia di persone. Gli abitanti dei paesi costieri, che per secoli hanno vissuto di una pesca praticata con metodi artigianali, hanno visto pian piano svuotarsi le proprie reti ormai non più idonee a catturare i nuovi abitanti del lago. Di conseguenza, si sono create le condizioni per lo sfruttamento della pesca di tipo intensivo mentre nuove industrie sorgevano sulla costa grazie ai finanziamenti della cooperazione internazionale.



Si è quindi determinata una situazione paradossale, di dipendenza economica in più settori mentre si è eliminata la possibilità di una pesca di sussistenza. Il pesce, infatti, dopo il processo di trasformazione in filetti, acquista un valore economico che i tanzaniani non possono pagare e alla popolazione locale restano soltanto gli scarti.



Il lago quindi alimenta un enorme business internazionale ma a Mwanza i bambini sono vittime della violenza, le donne, vedove o abbandonate dai propri uomini, sono costrette a prostituirsi mentre l’HIV colpisce praticamente ogni famiglia. Si è tornati ad uno stato primitivo di sopravvivenza ma in condizioni più estreme, ai margini di un sistema che nasce grazie alle risorse del territorio ma esclude la popolazione locale che è completamente estranea ai processi in atto non avendo alcun potere decisionale né coscienza degli effetti conseguenti sulle proprie condizioni di vita e sulle eventuali opportunità di sviluppo.



L’ambiente naturale si autoregola da se a partire da sinergie tra organismi e interrelazioni ecologiche che l’uomo, con le sue azioni, può alterare. Pertanto, qualsiasi intervento che viene attuato senza un’analisi corretta e preventiva, capace di valutare tutte le componenti fondamentali del territorio, può generare impatti devastanti. A questo si aggiunge il fatto che le politiche responsabili sono tali quando la realtà sociale sulla quale si intende intervenire possiede la libertà di decidere il percorso dei processi economici e sociali.



Viene naturale, in conclusione, paragonare l’uomo “forte”, che definisce l’utilizzo delle risorse del territorio, al pesce predatore del lago Vittoria che, incurante ed estraneo all’habitat di cui determina le sorti, si muove svincolato da ogni regola sociale spinto solo da un istinto naturale di supremazia.



[1] Pesce persico del Nilo.



[2] Riferimento alla teoria delle catastrofi. Si intende un punto di svolta, un mutamento che produce squilibri portando a risultati imprevedibili.






Mauro, Florencia, Francesca, Leticia, Samuel.